Non importa quanti mesi, settimane o giorni avesse.
Non importa quanto era grossa la pancia, se già si vedeva oppure no.
Non importa se lo avesse già comunicato ad amici o parenti, oppure stesse ancora aspettando.
Non importa da quanto tempo…
La donna è già mamma durante la gravidanza, fin dal concepimento, fin da quando scopre di portare in grembo il proprio figlio.
Eppure siamo portati a pensare che la donna diventi madre solo dopo che è nato il bambino. Forse perché, per il resto del mondo, quel bambino non è visibile fino a dopo la nascita.
Ma quel bambino li, da dove è nato? Da dove è uscito?
E’ nato dal nulla?
O, forse, ha passato 9 mesi nel grembo di sua madre?
La donna è già mamma fin da quando scopre di portare in grembo il proprio figlio.
Il parto è solo l’evento finale della gravidanza, e il bambino esiste già da molto prima, e così sua madre.
Una madre che sta svolgendo la sua funzione di protezione fin dal primo secondo di vita di suo figlio.
Quindi, non importa quanto fosse grande la pancia, non importa se era da una settimana o da 5 mesi.
Non importa se il bambino era già nato o se era ancora invisibile ai più, ma presente nella pancia.
Quando un bambino muore, muore.
E quello che devono affrontare i genitori è un lutto, a prescindere dal fatto che il bambino fosse già nato, che avesse poche settimane, o fosse ancora dentro la pancia di sua madre.
Oggi è la “Giornata mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale” o “BabyLoss Awareness Day” ovvero la perdita di un bambino durante la gravidanza o il periodo dopo il parto.
Come qualsiasi altro lutto, è importante riconoscere la perdita subita, ed è importante poterne parlare ed elaborare le proprie emozioni, senza sentir sminuire da altri il proprio dolore.
Perché il dolore non varia in base alla grandezza del feto.
Non varia in base ai giorni di vita.
Talvolta si sentono dire frasi simili:
“Potete sempre riprovarci e farne un altro…”
“Almeno sai che puoi restare incinta….”
“Sei ancora giovane, hai ancora tempo per riprovarci….”
“E’ meglio che sia successo adesso piuttosto che dopo…”
“Dai non ci pensare….”
Ma anche se c’è ancora tempo, anche se si è giovani, anche se non si è potuto vedere in faccia il proprio bambino, la perdita c’è stata, e bisogna riconoscerla.
Cosa possiamo fare allora?
Stare accanto a queste persone, accogliere il loro dolore senza giudicarlo, senza sminuirlo.
Piuttosto offrendo una presenza silenziosa, rispettosa del dolore altrui, o qualche aiuto pratico.
Un giorno quel dolore si riuscirà a sopportare con un po’ meno di fatica, se si sarà in grado di rielaborarlo e dargli un significato.
Aiutate e fatevi aiutare.