
Della relazione genitore-figlio, di quelle piccole ma grandi sfide quotidiane che i genitori si trovano a vivere nelle interazioni di tutti i giorni con i propri bambini.

Ma non solo!

Anche della relazione educatore-bambino, di chi per lavoro si occupa dei più piccoli.
Oltre alla relazione adulto-bambino, mi occupo anche dell’adulto stesso, genitore o educatore.
Perchè?

Perché per creare una buona relazione con il proprio figlio (o il bambino di cui ci si prende cura), è importante prima di tutto:
“prendersi cura” di chi cura.
Quindi, nel mio lavoro mi rivolgo, ai genitori, prevalentemente mamme, con bambini da 0 ai 6 anni di età. E alle educatrici del nido, che si occupano dei primi anni di vita dei bambini.
Perché questa fascia d’età?
Nei primi anni di vita del bambino ci si può scontrare quotidianamente con il difficile compito di essere genitori e educatori; si possono generare dubbi, preoccupazioni e incertezze inerenti a come essere genitori, come educare al meglio il proprio figlio, come definire limiti e regole, come gestire le emozioni dei bambini, come farsi ascoltare, come gestire le proprie emozioni e rimanere calmi di fronte ai comportamenti più “difficili” dei bambini… E si può accumulare molta rabbia, tristezza, stress e stanchezza…
Nel mio lavoro accompagno i genitori e gli educatori che si trovano a vivere queste fatiche, e a superarle.
A volte è davvero faticoso prendersi cura di un bambino, soprattutto quando sono piccolissimi e non si conosce il funzionamento del cervello dei bambini, la loro fisiologia e i loro bisogni (che spesso vengono confusi con i nostri).

E lo diventa ancora di più quando non si è consapevoli di sé stessi, delle proprie modalità educative e della propria storia educativa.
Cosa posso fare per te?
- Ti aiuto a comprendere i comportamenti del tuo bambino (quelli che sono più insopportabili per te) e trovare strategie più funzionali per gestirli.
- Ti aiuto a comprendere le emozioni del tuo bambino (rabbia, paura e tristezza) e a trovare strumenti utili per gestirle.
- Ti aiuto a gestire le tue emozioni spiacevoli (soprattutto la rabbia) in modo più utile per te e per tuo figlio.
- Ti accompagno nella delicata fase del post-nascita, aiutandoti a rielaborare i vissuti e le fatiche legate al tuo nuovo ruolo di mamma.
- Ti aiuto a comprendere la fisiologia e i bisogni del tuo bambino per poter scegliere in autonomia come prenderti cura di tuo figlio (allattamento, sonno del bambino, accudimento, educazione ecc..).
- Ti aiuto a comprendere i bisogni del tuo bambino e a distinguerli dai tuoi di adulto.
- Ti aiuto a rielaborare la tua storia personale per diventare una mamma più consapevole delle proprie modalità educative: per comportarti con tuo figlio come davvero vorresti fare, e non come facevano i tuoi genitori con te, e sentirti una mamma più serena e libera.
- Ti aiuto a gestire meglio lo stress e a trovare un tempo per il tuo benessere.
- Ti aiuto a comprendere come funziona il cervello dei bambini per utilizzare strategie più efficaci per farti ascoltare da tuo figlio.
In che modo faccio tutto questo?
Lavorando sulla tua consapevolezza e sulle tue risorse.
Cosa significa lavorare sulla consapevolezza?
Significa saper riconoscere i propri bisogni e sentimenti, le proprie emozioni e i pensieri, i limiti, le risorse e il proprio comportamento.
Infatti, se siamo consapevoli di noi stessi, del nostro modo di agire, di pensare e di funzionare; se sappiamo chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo arrivare; i nostri punti di forza e di debolezza, allora potremo passare all’azione e agire nel modo migliore per noi e per la persona di cui ci prendiamo cura.
Nel lavoro con i genitori e gli educatori, diventare consapevoli significa anche acquisire maggiore consapevolezza rispetto alla fisiologia dello sviluppo del bambino, ai suoi bisogni, ai comportamenti messi in atto, alla propria modalità educativa, a come si è stati educati dai propri genitori, e rielaborare la propria esperienza come figlio per agire nel migliore dei modi come genitore o educatore.
Cosa significa lavorare sulle risorse della persona?
Significa ri-scoprire le proprie risorse emotive e cognitive, attraverso degli strumenti pratici, e potenziare le proprie risorse.
Attraverso le proprie risorse la persona è in grado di far fronte e superare un momento di confusione, difficoltà o malessere, e quindi raggiungere i propri obiettivi e ritrovare una situazione di benessere.
Perché c’è sempre una risorsa, anche se a volte è nascosta da qualche parte, li in mezzo ad errori, sbagli, imperfezioni, fatiche, rabbia, delusioni.
Ogni persona ha già dentro di sé quello che serve. A volte c’è bisogno semplicemente di qualcuno che ci accompagni per una parte del nostro percorso.
E…Si può sbagliare, si può essere insicuri, si può essere genitori ed educatori imperfetti! Io posso accogliere gli sbagli e le imperfezioni proprio perché, ogni giorno, come te combatto con questa fatica. Allora che ne dici…ti va di incominciare un viaggio? Guarda cosa possiamo fare insieme!

Credo che, se ci sono delle fatiche nella relazione quotidiana con i propri figli, o con i bambini di cui ci si prende cura, sia molto utile rimettersi in contatto con il proprio “bambino/a interiore”, “abbassarsi” per un momento, “sedersi per terra”, ascoltare e ascoltarsi e, perché no, sporcarsi un po’ le mani!
Più siamo in grado di entrare in contatto con la nostra “parte piccola”, e più saremo in grado di entrare in contatto con la “parte piccola” di nostro figlio, che è quella che vuole essere ascoltata e accettata per quello che è.
Per questo motivo durante il mio lavoro utilizzo molto spesso strumenti di tipo creativo, come per esempio il collage, le fotografie, il disegno, le immagini, e molti altri.

Tutte queste metodologie sono divertenti e leggere, e consentono di creare legami e un clima di armonia durante i lavori in gruppo. Inoltre, permettono di cogliere profondi significati, i vissuti delle persone e, soprattutto, generano consapevolezza.
Spesso do anche dei piccoli compiti da fare a casa, tra un incontro e l’altro. No… nulla a che fare con i compiti della scuola; non c’è alcun voto, né giudizio e neanche interpretazioni. Sono compiti pratici di tipo creativo o cognitivo, nei quali la persona deve “fare qualcosa”, che sia un collage, cercare delle foto o scrivere…

Utilizzo strumenti tangibili perché attraverso questi è più immediato riuscire a generare delle riflessioni e a “mettere un pensiero su” quello che si fa; perché l’azione favorisce il pensiero.
E quando siamo in grado di fermarci e fare un “pensiero su” quello che stiamo per fare, allora potremo agire nel modo migliore per noi e per la persona che ci sono accanto.
Attraverso questi compiti e attraverso i vari incontri si genera consapevolezza, si scoprono profondi significati e si potenziano le risorse.


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