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Non solo ricordare ma diventare più consapevoli!

Non solo ricordare ma diventare più consapevoli!

In occasione del Giorno della Memoria mi sono imbattuta in un articolo molto interessante che racconta una lezione, tenuta da un professore di Ravenna, sulla Shoah.

(A questo link trovate l’articolo)

https://bologna.repubblica.it/cronaca/2019/01/25/news/la_lezione_del_prof_per_il_giorno_della_memoria_chi_e_di_ravenna_si_tolga_occhiali_e_scarpe_non_verra_piu_a_scuola_-217418179/?ref=fbpr

È molto interessante “l’esperimento” fatto da questo insegnante, che simula la deportazione con i suoi studenti, all’interno della classe.

Pensiero, comportamento ed emozioni sono strettamente connessi fra loro, e partire da un’esperienza pratica può essere d’aiuto per aprire spunti di riflessione e consapevolezza.

Già dalle parole degli studenti emergono alcune caratteristiche particolari, delle dinamiche che sono state studiate in psicologia sociale, in riferimento a questo tipo di avvenimenti all’interno di un gruppo.

Ad esempio l’assunzione di ruolo: all’interno di un gruppo ogni membro ha un suo ruolo, e le identità dei membri del gruppo tendono ad essere rimodellate dalla situazione; in questo caso i ragazzi tendono ad assumere il ruolo di vittima senza contestare più di tanto.

Un’altro meccanismo è la de-individuazione a cui vengono sottoposti gli studenti:

“…ora toglietevi orologi, braccialetti, collanine e appoggiateli su quel banco. Voi che avete gli occhiali, via anche quelli”. “Ma non ci vediamo!”. “È così. Le cinture anche, ragazzi. E le scarpe, non vi servono più. Ragazze, tiratevi indietro i capelli, legateli, nascondeteli come se non li aveste più”.

“Una ragazza tornando verso il gruppo dei “non nati a Ravenna” senza scarpe dice: “Non mi sento più io“.”

È così che si inizia a diventare anonimi, senza avere più segni distintivi; se poi tutti avessero indossato la stessa divisa, e se gli avessero tolto il nome e chiamati tramite un numero…lascio a voi immaginare.

Altra dinamica è il conformismo sociale: in una situazione particolare nella quale le persone non sanno come comportarsi, gli individui si basano sul comportamento degli altri membri del gruppo, traendone delle informazioni e comportandosi di conseguenza. Quindi se tutti si comportano così anche io mi comporto nella stessa maniera; in questo caso, se gli altri stanno zitti, si tolgono i bracciali e si levano le scarpe, lo faccio pure io.

Per lo stesso meccanismo, anche il gruppo di studenti che era di Ravenna: se la maggior parte del gruppo sta in silenzio, i singoli membri traggono informazioni da questo e si comportano di conseguenza, cercando di uniformarsi, a volte anche se ci sono comportamenti contrari ai propri valori morali, pur di soddisfare il bisogno di affiliazione, di far parte di un gruppo.

“ “E voi, perché siete stati zitti?“. “Perché lei è il prof“.

Questa è un’altra caratteristica: l’obbedienza all’autorità. In questo caso il professore rappresenta l’autorità per gli studenti, all’interno della classe, i quali si sentono meno responsabili di ciò che sta accadendo perché la responsabilità viene data alla figura autoritaria. Ma come spiega loro il professore: “Ma se l’autorità commette qualcosa di atroce voi non dovete tacere. Succedeva cosi anche con le leggi razziali: alcuni avevano paura di esporsi pur riconoscendo che non erano giuste, altri hanno reagito con un atteggiamento superficiale“.

E ancora la diffusione di responsabilità: perché nessuno fa niente?

Oltre al meccanismo di obbedienza all’autorità, quando si è all’interno di un gruppo avviene la de-responsabilizzazione del singolo, e la responsabilità delle azioni si ripartisce tra tutte le persone presenti. Quindi io, all’interno di un gruppo, se osservo delle azioni che secondo me sono ingiuste o contrarie ai mie valori,  mi sento meno responsabile nel dover fare qualcosa, perché accanto a me ci sono tante altre persone che potrebbero agire; sarebbe diverso se invece assistessi da solo a quell’evento.

Già in questo piccolo “esperimento”, quindi, iniziano ad emergere tali dinamiche psicologiche, le quali sono state studiate e approfondite attraverso diversi esperimenti scientifici (ad esempio: quello di Asch sul conformismo sociale, quello di Milgram sull’obbedienza dell’autorità, quello di Darley e Latanè, “l’effetto spettatore”, sulla de-responsabilizzazione, oppure la de-umanizzazione nel famoso esperimento di Zimbardo: “effetto lucifero”), e sono emerse anche durante la Shoah, insieme a tante altre (es: pregiudizi, stereotipici ecc).

ricordare consapevoli 2

La Giornata della Memoria viene fatta per non dimenticare, per ricordare gli atti commessi nel passato ed evitare che si ripresentino nel presente e nel futuro; ma se non siamo consapevoli del perché sono stati commessi tali atti non faremo molti passi avanti, e alcuni si ripresenteranno, non proprio uguali ma, basati sulle stesse dinamiche…e sta già succedendo. 

Però non è tanto la storia che si ripete, bensì i nostri comportamenti…

Siamo noi i responsabili delle nostre azioni, e conoscere meglio alcune dinamiche, come funzioniamo, come ci comportiamo, da soli e in gruppo, può aiutarci a scegliere e a decidere di agire con maggiore consapevolezza.

Spero quindi, con questo articolo, di aver dato qualche piccolo spunto di riflessione… leggete, informativi ancora di più, aumentate la vostra consapevolezza!

(a proposito….Un paio di film su questi temi che vi consiglio di vedere sono: “L’Onda”, che si basa su un esperimento sociale avvenuto realmente in una scuola degli Stati Uniti, e “Effetto Lucifero”, basato sull’esperimento carcerario avvenuto nell’Università di Standford, condotto dallo psicologo Philip Zimbardo).

 

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