“Adesso basta!! Ma devo sempre arrivare ad urlare per farmi ascoltare??!!”
Se anche a te è capitato di dire questa frase a tuo figlio/a, continua a leggere l’articolo!
Ci risiamo, dopo l’ennesima volta che hai detto a tuo figlio/a di fare…(sistemare un gioco, fare il bagno, lavare i denti, spegnere la tv ecc), oppure di non fare…(smettere di urlare, fare male al fratellino/sorellina, lanciare in aria i giochi ecc.), tu perdi la pazienza, ti innervosisci e dopo la “millesima” volta che hai ripetuto a tuo figlio la stessa frase, ti ritrovi ad urlare:
“Adesso basta!! Quante volte devo dirtelo!! Devo sempre arrivare ad urlare per farmi ascoltare?!?”
La capisco bene quella sensazione di sfinimento e sovraccarico…e capisco il nervosismo che dopo ogni frase ripetuta, si trasforma in rabbia… rabbia che poi non riesci più a contenere dentro di te, e che da qualche parte deve uscire, “esplodendo”, in modo non regolato, con l’urlo: “Adesso basta!”.

Quando non riesci a trovare più altre alternative che, nell’immediato, riescano a fermare il comportamento di tuo figlio…Arriva questa frase, spesso accompagnata, da aggressività, minacce, e punizioni.
Urla, minacce e punizioni, funzionano davvero?
Dipende da qual è il tuo obiettivo.
Se il tuo obiettivo è unicamente interrompere nell’immediato un comportamento del bambino, a volte potrebbe funzionare. Potrebbe funzionare perché il tuo urlo, spaventando il bambino, lo porterà a interrompere quel determinato comportamento, magari anche piangere e, forse, se abbastanza spaventato farà finalmente quello che gli stavi chiedendo per evitare altre ripercussioni… e non perché abbia capito che quel determinato comportamento sia sbagliato!
Inoltre, non funziona sempre così. Non sempre l’urlo riesce a far smettere il bambino o farti ottenere la sua collaborazione nell’immediato.
A volte può accadere che si metta a ridere come modalità difensiva, perché percepisce il genitore arrabbiato, e il sorriso (da un punto di vista evoluzionistico) diventa una modalità per mostrare che NON si è una minaccia. O, ancora, potrebbe continuare a fare quello che stava facendo, magari anche correre e scappare via, non capendo la connessione tra le urla del genitore e il comportamento “sbagliato “(in età prescolare deve ancora sviluppare le competenze per capire in autonomia la connessione tra causa e conseguenze) o reagire con i cosiddetti “capricci” come tentativo di esprimere la propria autonomia.
In ogni caso, per quelle volte in cui urlare “funziona”, ovvero interrompe nell’immediato il comportamento del bambino… ti sei mai chiesta a che prezzo?
Il “prezzo” è la relazione con tuo figlio

Ogni volta che, per ottenere la collaborazione del tuo bambino, utilizzerai urla, minacce e punizioni, si creerà un piccolo “strappo” nella relazione fra di voi. Nulla di irreparabile, perché è normale che si creino anche momenti di “rottura” fra genitore e figlio e, inoltre, è sempre possibile riparare. Il danno però arriva se si utilizza sempre questa stessa modalità (urla, minacce e punizioni) nella relazione con il proprio figlio, senza momenti di “riparazione”. Se vuoi approfondire cosa succede a tuo figlio quando urli contro di lui ti consiglio di leggere il mio articolo:
“Basta lamentarti, sei insopportabile!”: Cosa succede quando urli al tuo bambino”
e per approfondire il tema della punizioni ti consiglio di leggere questo altro mio articolo:
E se il tuo obiettivo, non fosse unicamente far smettere nell’immediato il comportamento “scorretto” di tuo figlio, o ottenere la sua obbedienza…ma fosse anche un altro…?

Se il tuo obiettivo, oltre ad ottenere la collaborazione di tuo figlio nell’immediato, è anche:
– costruire la relazione con lui/lei che hai sempre desiderato
– che il tuo bambino/a si sente sicuro e libero di venire da te quando ne avrà bisogno
– Insegnarli a gestire le proprie emozioni
– insegnargli il rispetto degli altri
– insegnargli a compiere le proprie scelte in autonomia
-creare in lui la sicurezza necessario per affrontare le sfide della vita…
Al posto di urla, minacce e punizioni (che funzionano, solo a volte, a farti ottenere nell’immediato la sua collaborazione) occorre mettere al centro la relazione con tuo figlio/a.
Cosa significa mettere al centro la relazione
Mettere al centro la relazione con tuo figlio significa entrare in sintonia con le emozioni del tuo bambino, ascoltarlo, mostrargli rispetto e fargli capire che sei dalla sua parte anche quando non sei d’accordo con il suo comportamento.

Attenzione!
Essere sempre dalla sua parte NON significa accettare tutti i suoi comportamenti, senza mettere limiti o regole. Regole e limiti sono fondamentali per lo sviluppo del bambino, tanto quanto l’ascolto e la comprensione.
Essere sempre dalla sua parte significa porre quei limiti necessari e farli rispettare, facendo però sempre sentire tuo figlio amato, compreso e accolto. Questo gli permetterà di chiedere il tuo aiuto in futuro quando ne avrà bisogno, di costruire la relazione con lui hai sempre desiderato, di insegnarli il rispetto, di insegnarli a gestire le sue emozioni di fronte alle sfide della vita, e acquisire la sicurezza necessaria per affrontare il mondo…tutti obiettivi che ogni genitore vorrebbe vedere realizzati per il proprio figlio. Ma per fare questo, occorre mettere al centro la relazione con tuo figlio.
E come si fa?
Prima di tutto entrando in sintonia con le emozioni di tuo figlio/a per aiutarlo a comprenderle e gestirle.
Ci sono diverse strategie che aiutano a creare sintonia e connessione, oggi voglio spiegartene una, ovvero:
Legittimare le sue emozioni

Accogliere e legittimare le emozioni aiuta ad abbassare l’intensità delle emozioni percepite dal bambino, e questo gli consentirà di tornare prima a uno stato di tranquillità. E solo quando il bambino è tranquillo, potrà ascoltare davvero ed essere collaborativo.
Come si legittimano le emozioni?
Per legittimare le emozioni, ovvero accoglierle e accettarle occorre fare due passaggi:
- identificare e nominare l’emozione che sta provando il bambino
ex: “vedo che sei molto arrabbiato/triste”… “caspita…hai proprio tanto paura, vero?”
- immedesimarsi in lui
ex: “Ti capisco…/ lo so/succede anche a me…”
In questo modo il bambino (ma è uguale anche con gli adulti) si sente capito, e sente che le sue emozioni sono state ascoltate, comprese, accolte e legittimate.
Ok, tutto chiaro e molto bello, ma non è mica facile! Ci sono delle volte in cui proprio “mi fa perdere la testa, non lo sopporto più, e esplodo!”
Quando succede questo, la fatica è nell’adulto, non nel bambino
Per poter ascoltare, accogliere e legittimare le emozioni del proprio figlio, serve prima di tutto un adulto che sia in grado di ascoltare, accogliere e legittimare le proprie emozioni
Veronica Carloni
Se tu, adulto, per primo, fai fatica ad ascoltare le tue emozione, accoglierle e legittimarle, farai altrettanta fatica con tuo figlio. Se fai fatica a gestire, o meglio, regolare le tue emozioni, arrivando anche ad “esplodere”, sarà altrettanto faticoso insegnare a tuo figlio come gestire le proprie emozioni.
Nel momento in cui “esplodi”, urlando, spaventando o facendo male al bambino, la parte razionale del tuo cervello non è attiva. È attiva un’altra parte del tuo cervello, quella emotiva, che in quel momento di forte attivazione, ha creato una sorta di “incendio emotivo”.

“…se la tua casa è in fiamme, la cosa più urgente da fare è tornare li e cercare di spegnere l‘incendio, non correre dietro a chi pensi l’abbia incendiata, perché se lo fai, la tua casa brucerà mentre tu sei impegnato a inseguirlo.”
Thich Nhat Nanh
Se tu, adulto, stai vivendo un “incendio emotivo”, prima di aiutare tuo figlio, devi “spegnere le tue fiamme“
La grande fatica, quindi, non è tanto gestire le emozioni del bambino (una volta comprese le strategie che funzionano) quanto le proprie.
Se sei in grado di ascoltare, accogliere e legittimare le tue emozioni, senza farle “esplodere”, allora sarà molto più semplice fare tutto questo con tuo figlio.
Se, però, come molti, non hai avuto la possibilità di imparare, durante la tua infanzia, a legittimare e regolare le tue emozioni, è importante, oltre a conoscere le strategie che funzionano con i bambini, imparare a fare adesso questo lavoro di legittimazione e regolazione delle tue emozioni.
Per questo motivo ho deciso di creare il percorso:

È un percorso in suddiviso in 3 step che ti aiuterà a:
- conoscere come funziona il cervello dei bambini, le crisi emotive, e le strategie che funzionano e come gestire i momenti di fatica con tuo figlio
- Comprendere, accogliere e regolare le tue emozioni di fronte alle crisi del tuo bambino
- Diventare più consapevole della tua storia educativa e di come questa influenza oggi il rapporto che hai con tuo figlio.
Se vuoi sbloccare la situazione che ti fa “esplodere” con tuo figlio, puoi contattarmi qui oppure compilare direttamente il questionario, per avere tutte le informazioni necessarie sul percorso.
Se, invece, non ti senti ancora pronta, ti invito a seguirmi sui social per conoscermi meglio, e iniziare a diventare un pochino più consapevole attraverso i contenuti che faccio.
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A presto!
Veronica



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